Un ricordo di Guido Mariani

Con voluto ritardo scrivo questo ricordo di Guido Mariani: ho preferito lasciare i commenti critici ad altri più fondati di me.

Di Guido ho ricordi solo Belli, mai gli ho sentito parlare male di qualcuno. Se pure qualche volta sbottava, ma al più accigliando lo sguardo o ritraendo le spalle, poi trovava sempre il modo di trovare qualcosa di buono da dire a discolpa o di uno sgarbo o di una critica “buttata là”, senza motivazione, o di una idea non condivisa o altro. Sempre coglieva il positivo in ogni cosa e se non c’era nell’immediato lo vedeva in prospettiva. Ricordo che un paio di volte mi ha cercato lui, di solito avveniva il contrario, una per raccontarmi di una “cosa” bella, da “non ci crederai Lamberto” avvenuta a Monte Rotondo, un’altra volta per mostrarmi un crocifisso che voleva al contempo raffigurare “l’uomo dei dolori” e pure avesse, negli occhi rivolti al Padre, l’orizzonte glorioso della Resurrezione. E a me parve esserci riuscito. Ho amato quell’inarrivabile suo periodo dei panni appesi, degli spaventapasseri (bellissimi, me ne ero “innamorato”), di “non so più che santo pregare”, del padre seduto su una panchina a meditare …In casa ho cose sue, anche una particolare scultura appendiabiti che al mattino accarezzo prendendo da lì la vestaglia e riscoprendola ogni volta come a un vernissage; anche stamane, e il pensiero ogni volta corre a lui.

Guido aveva una sua bellezza di aspetto e di modi, una innata eleganza di portamento ed una fanciullesca capacità di stupirsi, che gli faceva spalancare gli occhi per poi togliersi gli occhiali e magnificare ciò che aveva visto o vissuto o ascoltato. Una attenzione particolare ai suoi figli, fortunati loro nel padre così come lui in essi. Anche per la moglie: spesso il suo nome entrava nei discorsi a conferma di un pensiero, di un’opinione, di un avvenimento. E che dire del rispetto del lavoro altrui. Ricordo di una visita al suo studio con il comune amico Federico Bonaldi: con quanta disponibilità e umiltà, reciproca devo dire in questo caso, ascoltava i commenti ad una sua opera o i consigli per uno smalto o il confronto su come ottenere certi effetti. O le visite con Gavina, per il quale ebbe anche a collaborare, o le “ puntate” notturne con Vittorio, Sgarbi, dopo il convivio al nostro circolo degli artisti.

Mi manchi Guido, anche se ultimamente mancavo un po’ dal tuo studio, non per questo non abitavi i miei pensieri. Ti stimo come Artista e come persona. Hai tanti amici dove ora sei e quando giungerò lì anch’io sono certo verrò accolto da te con lo stesso calore e desiderio di condividere ciò che di nuovo ti è stato dato di vivere e sarò avvolto dalla meraviglia insita nel tuo dire e coinvolto nello stupore del tuo guardare e vedere. Ora come allora, perché l’aria attorno a te è sempre stata salubre. Ciao Guido, A Dio ! Con l’amicizia di sempre

Tuo Lamberto