In un’ora antelucana Silverio ha deciso di cambiare cucina: ha deciso che le cucine terrestri erano minuscole al suo sentire, voleva fuochi enormi per le sue ricette tanto grandi, e così ha pensato alle stelle: lì sì che avrebbe avuto il fuoco necessario!Forse glielo hanno suggerito quelle piccole stelle ricevute da un omino fatto di pneumatici sovrapposti, che mai ostentava: tutti sapevano ma lui mai ne parlava. Prima alla Frasca da Bolognesi, poi nel suo magnifico ristorante a Bologna, posto in particolare evidenza nel libro “Le cattedrali della cucina”, poi le sortite in molte parti del mondo invitato dai più grandi chef o per i grandi eventi a rappresentare l’Italia e infine ritornato a Faenza.Ricordo Gualtiero Marchesi, che allorché seppe dal cameriere che ero di Faenza, venne al mio tavolo chiedendomi notizie di Silverio attestandogli grande stima.
Ma Silverio non era solo un grande chef, era una persona di rara generosità.Ricordo nel suo stupendo ristorante di Bologna, dalla cantina, come suo solito, rifornita dei vini più pregiati del pianeta, in cui ricordo bottiglie di Krug rosé di una partita fatta preparare per lo Scià di Persia con relativa etichetta personalizzata o magnum di Chateau d’Yquem o di Sassicaia o Brunello, ai tavoli vedevi personaggi famosi, dell’ alta finanza e dello spettacolo, ma vedevi spesso anche amici cui era impossibile sostenere il costo di quelle pietanze e relativi vini, ma Silverio trovava sempre il modo di servirli evitando di farli sentire inferiori rispetto ai clienti soliti affidandogli commesse di lavori o acquisti di cose di cui non aveva affatto bisogno e se artisti squattrinati, come spesso accadeva, accettava pagamento in quadri, ringraziandoli addirittura per “l’affare” concessogli.
Persona pluristellata Silverio, non solo chef, e amico sincero cui sempre potevi fare affidamento! Ora al figlio Nico l’eredità di questi valori perché anche in lui scorre quel sangue che ha il colore di vini pregiati e il sapore di pietanze prelibate.
Lamberto Fabbri