Faenza piange la scomparsa del professore e artista Giovanni Pini

Giovanni significa dono, grazia di Dio, ma anche il Signore è misericordioso. E Giovanni, Pini, è stato un dono per tutti, ma tanto lo è stato per i Suoi studenti. E il Signore è stato infinitamente misericordioso a donarcelo !Professore, la sua etimologia dal participio passato del latino profiteri, professus, e ci sta: docente. Ma dal greco “pro faino” (forse il suo aspetto filologico inorridirebbe per non avere usato lettere greche ma la mia tastiera non le conosce) significa anche guardare e Lui guardava nell’animo dei suoi studenti ! E poiché contiene anche la stessa radice di profeta, ecco, Lui sapeva cogliere nei Suoi studenti il futuro che li attendeva.Mio caro, carissimo Professore, tante volte Ti ho detto quanto per me sei stato importante: Tu hai lenito le mie ferite, che ancora oggi sanguinano, di studente ribelle in una liceo che allora non poteva tollerare “ineducate“ esuberanze, né tantomeno rivolte sessantottesche. Ho solo ricordi belli di Te. Ricordo quando, per richiamare l’attenzione di una classe non abituata al Tua fare libero e fiducioso in contrasto con la severità dell’istituzione, alzavi il tono della voce e ripetevi quel “fate” più volte per poi aggiungere “silenzio”. Quanta attenzione in quel “fate” e rispetto e fiducia di ottenerlo quel silenzio ! Non vi era mai il solito di altri “altrimenti vi caccio fuori” o “vi faccio una nota” ! Mai!Tu eri un educatore soprattutto oltre che un docente di rara cultura e profondità che hai profuso nelle Tue traduzioni pubblicate da case editrici e riviste prestigiose, anche internazionali e alcuni sono divenuti testi universitari. Tu eri una persona Bella. Amavi ricordarci “Kalòs kai Agazòs” per educarci al Bello, che non stava solo nelle forme che noi giovani in tempesta ormonale confondevamo con la Bellezza archetipa, cui invece riferirci. Grazie Professor Pini! Voglio ricordarTi anche Artista, mio carissimo Giovanni. Il Tuo sguardo limpido, aperto come lo era il Tuo sorriso, sapeva scorgere, al pari di un altro altrettanto caro amico mio, Germano Sartelli, se pur con un diverso risultato estetico, Bellezza nelle cose più povere: in una carta percorsa dalle ruote delle automobili e inzaccherata dalla pioggia, in un cartone unto e bisunto e ne facevi collages di rara Poesia. Oppure preparavi colori con le cose più bizzarre e semplici per dipingere sui supporti più stravaganti quadri fatti di Amore e Tenerezza: erano preghiera al pari di un’icona. Ho ancora lo scrupolo di non essere riuscito a farTi una mostra. Tante volte ne ho parlato con l’amico Vittorio Sgarbi che aveva colto la Poiesis che stava nel Tuo fare Arte, ma poi non se ne è mai fatto nulla. Chissà … ora dal Paradiso dove certamente Tu stai, mi darai una mano a togliermi questo peso dal cuore.Quando penso a Te mi viene sempre alla mente il Discorso della Montagna”: Tu incarnavi tutte quelle Beatitudini.E poiché la traduzione corretta non è “Beati” ma “In piedi” ad indicare una dignità che era celata e che ora si deve manifestare, Tu, piegato quasi a mezzo dal peso degli anni e degli acciacchi, ora Te ne stai ritto come un granatiere al cospetto di Dio.Ciao Professore, Ti voglio tanto Bene. Continua a correggere i nostri errori di lassù con la stessa tenerezza che usavi quaggiù, e con le stesse votazioni accomodanti fatte di mezzi toni che lasciavano sempre aperte alla fiducia di rimediare con un bel voto un brutto voto. Ricordi : mai 5 o 4 o 6, ma “ tra 5 ++ e il 6 – -“ o “il 6++ e il 7- -“ …, sempre toni sfumati come i Tuoi quadri.Quanto Poesia Ti abitava Professore. E allora: “ In piedi Giovanni, tanto amato dal Padre mio!” Con tanta gratitudine e stima Tuo Lamberto